Nonostante presenti decine di personaggi, alcuni dei quali caratterizzati anche da uno spazio autonomo, il romanzo rimane fortemente incentrato sulla figura del protagonista, Stanislao Del Giacco, del quale si ripercorre lʼintera vita.
Esponente di una nobile famiglia palermitana, Del Giacco rimane precocemente orfano, si allontana dalla Sicilia ed intraprende la carriera militare. Tornerà nei luoghi dʼinfanzia dopo un quarto di secolo, portando con sé il fardello delle numerose ferite fisiche e psichiche che costelleranno la sua esistenza.
Caratterizzata da una rara ricchezza fantastica, l’opera può essere ascritta fondamentalmente al sottogenere del romanzo storico, dato che la vicenda narrata si svolge in un periodo storico che è ben definito (ca. 1890 – ca. 1950) e che risulta importante per lo svolgimento dei fatti; tuttavia è molto vicina anche al romanzo dʼambiente e di costume, poiché presenta comportamenti fortemente legati ai luoghi in cui si svolgono le vicende ed ai gruppi sociali che vi agiscono.
La fabula è fortemente manipolata, perché il romanzo fa ampio uso dell’analessi: l’incipit in medias res ha infatti una posizione molto avanzata nella linea del tempo, e meno di un terzo delle pagine è dedicato agli eventi successivi. Questa scelta ha lo scopo principale di aumentare la tensione drammatica; non a caso, due dei quattro picchi di massima intensità narrativa hanno luogo in corrispondenza di un memorabile duello e di un suicidio di grande rilievo narrativo, e sono appunto retrospettivi. Non sono invece anacronici gli altri due picchi, l’episodio dei militari tedeschi in occasione della seconda guerra mondiale e la Spannung dell’explicit, nella quale si narra la morte del protagonista.
Le principali sequenze narrative sono all’incirca una trentina, e comprendono anche analessi di secondo e terzo grado. Sono presenti anche dei motivi liberi, i cosiddetti «satelliti», tra i quali spicca lʼindimenticabile storia di zu Cola, peraltro ispirata ad un fatto vero.